La scorsa settimana Luxe Packaging Insight ha annunciato la firma della partnership commerciale tra Knoll Printing & Packaging e Albertini Packaging Group per la produzione presso lo stabilimento dell’azienda italiana di stampa e imballaggio in Serbia.
Questa settimana parliamo con Josh Cohen, vicepresidente esecutivo di Knoll Printing & Packaging e con Michal Norbert Sobieski, amministratore delegato di Albertini, dei loro piani di collaborazione per le scatole rigide prodotte in Europa.
Cosa ha spinto Knoll e Albertini a stringere questa partnership?
JC: Siamo aziende simili: siamo entrambe a conduzione familiare e produciamo imballaggi per beni di lusso di alta gamma. Dal nostro punto di vista, Albertini è la soluzione ideale, grazie al suo know-how tecnico e all’esperienza di stampa che stavamo cercando in Europa. Con questo sviluppo, intendiamo portare in Europa ciò che abbiamo imparato in Cina: la produzione di un packaging di qualità superiore, ma con il vantaggio del savoir-faire di Albertini. A livello più ampio, aggiungerei che la partnership aggiunge valore, passione e un ambiente di lavoro positivo.
MNS: L’attuale tendenza a rilocalizzare la produzione in Europa significa che stiamo vivendo una crescita vertiginosa in Albertini, che sarà ulteriormente rafforzata dalla nostra partnership con Knoll. Nel 2018 abbiamo fondato una filiale a Belgrado specializzata nella produzione di scatole rigide, dove ora abbiamo 65 dipendenti; con i volumi che ci aspettiamo da questa partnership, prevediamo di arrivare a 100 dipendenti entro la fine del 2022. Ricordiamo che il know-how storico di Albertini Packaging Group è quello della stampa, quindi l’abbellimento viene fatto in Italia, mentre l’avvolgimento e la componente di assemblaggio manuale è in Serbia.
Quali sono i dettagli finanziari dell’accordo?
JC: L’accordo commerciale prevede che Albertini apporti un investimento in termini di sede e personale, mentre Knoll in termini di proprietà intellettuale e macchinari.
Perché Knoll ha scelto di produrre in Europa oggi?
JC: Nel mercato attuale è essenziale poter regionalizzare il nostro lavoro e supportare le esigenze dei nostri clienti in Europa. C’è un’enorme richiesta di produzione europea, ma questa mossa serve anche a riequilibrare la situazione rispetto alla Cina.
MNS: C’è anche il vantaggio ecologico di produrre più vicino ai mercati finali, che, come tutti sappiamo, è un bene essenziale oggi.
Cosa rende la Serbia interessante dal punto di vista della produzione?
MNS: Abbiamo aperto la nostra filiale serba nel 2018 per la sua vicinanza geografica (all’Italia) e per il grado di specializzazione dei lavoratori locali. Siamo riusciti a trovare personale già altamente qualificato nel nostro settore di nicchia, il che è stata una gradita sorpresa. Questo know-how, unito a costi di manodopera più bassi, ci permette di produrre scatole rigide di alto valore che richiedono una componente di lavoro manuale. Grazie alla nostra partnership con Knoll, stiamo investendo in nuove tecnologie che ridurranno la componente manuale, facendo così diminuire i costi.
Quale sarà la differenza di costo tra le scatole prodotte in Cina e quelle prodotte in Serbia?
JC: Credo che il modo migliore per valutare il costo sia il risparmio: il costo del trasporto e delle tasse, la riduzione delle emissioni di CO2, i tempi di consegna… Questo è ciò che offriamo producendo con Albertini.
Quali investimenti state facendo nel sito serbo?
MNS: Il nostro investimento congiunto riguarda l’automazione e gli aggiornamenti tecnici che ci permetteranno di produrre diversi tipi di scatole sia in termini di costruzione tecnica che di estetica. I macchinari saranno operativi entro il terzo e quarto trimestre di quest’anno, e questo include il processo di convalida. La produzione inizierà nel primo trimestre del 2023 e prevediamo volumi significativi, ma non posso fornire ulteriori dettagli.
JC: Questo aiuterà a “elevare” diversi stili di packaging all’interno della nostra nicchia. Immaginate di prendere una scatola premium che oggi produciamo a mano e di poterla produrre automaticamente, offrendo lo stesso livello di qualità e riducendo le spese generali.
In che modo questo spostamento in Europa influirà sulla produzione di Knoll in Cina?
JC: Per noi si tratta di un riequilibrio, ma non di un esodo. In Francia vediamo un numero significativo di clienti che vogliono abbandonare la Cina e produrre più vicino a casa, ma i nostri clienti statunitensi vogliono un equilibrio. Non vogliamo puntare tutto su un unico paniere e questa partnership ci permette di bilanciare il rischio di dove viene prodotto il lavoro a livello globale. È una svolta che ci permette di riportare in Europa le conoscenze acquisite in Cina.
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